Per molti anni la domanda principale in ambito accademico e non è stata che senso ha studiare l‘italiano o studiare in italiano se le lingue parlate nel mondo per affari e a livello istituzionale (penso all’Unione europea ma anche alle principali Organizzazioni Internazionali come l’ONU e le sue agenzie) sono altre.
Niente di più falso.
Una recente indagine svolta in ambito universitario e riportata da un articolo del Corriere della Sera e non solo ha dato un esito molto diverso. L’italiano è la quarta lingua studiata al mondo dopo l’inglese (e non è una novità), il francese e lo spagnolo, ma sorprendentemente prima del cinese, del giapponese e del tedesco.
Non sarà la lingua degli affari, ma …
Non è di certo la lingua degli affari, ma l’interesse per la lingua di Dante è cresciuto perché è cresciuto l’interesse per la cultura italiana, la narrativa, la saggistica (sono numerosi gli autori italiani apprezzati all’estero), perché gli stranieri adorano venire a visitare il nostro Paese come turisti e perché no anche per la cucina. In fondo la nostra cucina fa parte della nostra cultura e il desiderio di imparare le ricette potrebbe essere uno stimolo ad apprendere i vocaboli. Prova di tutto ciò è il fatto che il Consorzio Universitario Icon con sede a Pisa ha inaugurato di recente un corso di Italianistica su Internet dedicato agli studenti stranieri riscuotendo un insperato successo.
È anche vero che sono in molti coloro che studiano la nostra lingua per necessità e non per un desiderio di apertura culturale. Si pensi a tutti gli immigrati stranieri che giungono in Italia e che per integrarsi e trovare lavoro studiano la lingua italiana.
Quindi non denigriamo la nostra lingua e cerchiamo di dare il buon esempio.
Intendo dire: curiamo la nostra lingua che non sta affatto morendo ed evitiamo che gli stranieri che la studiano per amore della nostra cultura finiscano con l’usare il congiuntivo meglio di certi italiani madrelingua!!!